L’arte di Luke Chueh vive al confine fra cute e brute, carino e brutale. Nato a Philadelphia da immigrati cinesi, Chueh ha studiato design con l’idea di costruirsi una carriera sicura, un progetto ben presto abbandonato in favore della sua vera passione: l’illustrazione. Trasferitosi a Los Angeles, si è avvicinato al mondo dell’arte lowbrow e ha esposto i suoi primi dipinti con il collettivo Cannibal Flower, muovendosi rapidamente verso traguardi sempre più importanti. Il suo stile si compone di pochi, semplici elementi: animali antropomorfi, sfondi monocromatici e una lista apparentemente infinita di situazioni sfortunate.
Gli animali protagonisti dei suoi dipinti sono estremamente stilizzati, quasi a ricordare personaggi dei cartoni animati o giocattoli per bambini. L’artista ha dichiarato che il suo intento iniziale era quello di creare dei personaggi riconoscibili, iconici, come quelli di Murakami Takashi o Nara Yoshitomo. Ma in un’intervista a Juxtapoz Magazine ha rivelato anche un’ispirazione più pop: “Ho iniziato a pensare a Hello Kitty perché è una figura che, in più di quarant’anni, non è cambiata per niente. Mickey Mouse si è evoluto, altri personaggi dei fumetti sono cambiati, ma Hello Kitty è rimasta la stessa. Solo una silhouette con due occhi e un naso. Volevo creare un personaggio che avesse la longevità data dalla semplicità”.
I personaggi innegabilmente kawaii di Chueh hanno però una particolarità: sono sempre raffigurati in situazioni di sofferenza. Orsi e conigli si presentano coperti di ferite, con arti mancanti, oppure mentre vomitano o compiono atti di autolesionismo. Chueh racconta di aver scelto degli animali come soggetti dei suoi dipinti perché questi si prestano a comunicare esperienze umane universali, andando oltre il genere, l’età e il colore della pelle. E le esperienze negative che rappresenta sono spesso tratte dalla sua storia personale: “Penso che tutti i miei dipinti siano autoritratti. Credo di aver avuto una vita molto interessante, ma non dipingo necessariamente le mie esperienze specifiche. Si tratta più di temi universali, come cercare di raggiungere un obiettivo e fallire, la solitudine… odiare se stessi. Sono cose che tutti possono provare in qualche momento della propria vita. E questi sentimenti possono consumare una persona, proprio come hanno fatto con me. Io cerco di condividere questi pensieri tramite i personaggi sulla tela”.
Chueh è molto attivo anche nella scena degli art toys, con un catalogo di oltre trenta design e collaborazioni con brand del calibro di Kidrobot, Mighty Jaxx e Munky King. Nel nostro negozio è disponibile la recente serie Headspace, che affronta un altro dei temi cari all’illustratore: quello delle diverse identità fra le quali tutti noi oscilliamo nella nostra vita quotidiana, delle maschere che indossiamo per nascondere il nostro vero io. I set, costituiti ognuno da un corpo e due o tre teste intercambiabili, riproducono fedelmente una serie di dipinti dell’artista.
Per finire, facciamo un accenno all’ultimo progetto di Chueh e Munky King, con cui l’illustratore si avventura in un campo nuovo: quello dell’animazione. La serie Grief Encounters, che trasporrà i dipinti dell’artista in miniepisodi video da un minuto ciascuno, è stata finanziata tramite Kickstarter ed è attualmente in fase di realizzazione. Noi di Atom Plastic la aspettiamo con ansia!
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